La Svanvita (Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO SECONDO
 
 Sobborghi alla gotica. Fiume in lontano con sopra gran ponte, per il quale si passa all’esercito de’ Goti. Da una parte padiglione reale, da cui escono:
 
 SCENA PRIMA
 
 SVANVITA e REGNERO nobilmente vestito
 
 SVANVITA
 Tutti già ingombra i lidi
 il dano Marte ed in Regnero addita
575al soglio il successore, il re a’ vassalli.
 REGNERO
 Questo nome, o regina,
 serve, più che al mio fasto, alla tua fama.
 SVANVITA
 E regnante ti vuol chi re ti chiama.
 Qui gli arnesi guerrieri. E armato meco
580al comando verrai. (Fa cenno a’ suoi danesi, alcuni de’ quali entrano nel padiglione)
 REGNERO
                                      Sarò felice
 con l’eccidio de’ miei?
 SVANVITA
                                           Le amiche trombe
 saran gioie a’ tuoi fidi,
 rimorso a’ tuoi nimici.
 REGNERO
 Son leggi mie del tuo favor gli auspici. (Ritornano dal padiglione e portano la spada e l’elmo per Regnero)
 SVANVITA
585Prendi l’elmo. Difendi
 la maestà di quella fronte augusta.
 Di vendetta, di regno
 le magnanime idee questo t’inspiri
 e questo le protegga. Il tuo diritto
590tu col braccio sostieni ed io con l’armi.
 REGNERO
 E il sosterrò. Già parmi
 che, tua mercé, sul capo mio risplenda
 tutto il fregio real.
 SVANVITA
                                    Questa ti renda
 le grandezze natie.
595Prendila; e trionfando,
 sia preludio sicuro
 l’elmo al diadema ed allo scettro il brando.
 REGNERO
 Il mio valor tu sei. Sperate, o Goti;
 paventate, o Norvegi. Il primo acciaro
600della mia destra è di Svanvita un dono.
 SVANVITA
 (E di quel bel primo trionfo io sono).
 REGNERO
 Numi, che custodite (Tenendo alta ed ignuda in mano la spada)
 i regni e i regi, udite;
 vi domando un impero,
605l’altrui sangue non già, non l’altrui pianto.
 Ma se convien, se piace a voi che m’apra
 sol questo acciar le chiuse vie del trono,
 facciasi. Vi ubbidisco. Io già lo stringo,
 stromento alle conquiste; e questo un giorno,
610in atto umile all’are vostre appeso,
 al passaggier divoto
 dirà che fu mia speme e poi mio voto.
 SVANVITA
 Lodo il pio zelo e spero
 che fia grato Regnero anche a Svanvita.
 REGNERO
615Non muor che con la vita
 l’alto dover di un benefizio illustre.
 SVANVITA
 (Godi, mio cor). Né t’obbliar regnando
 del nome mio la rimembranza almeno.
 REGNERO
 Mai non si obblia nome ch’è scritto in seno.
 SVANVITAT
620Vanne dunque a regnar. Le sue fortune
 già perdé il tuo rival. Quell’alma ingrata
 del giurato imeneo distrusse i voti.
 REGNERO
 Ma chi succede al nodo?
 SVANVITA
                                               Il re de’ Goti.
 REGNERO e SVANVITA A DUE
 
                                 mi
    A regnar il ciel        chiama;
                                 ti
625ma la brama dell’affetto
 cerca                            tuo
             un regno nel          petto,
 t’offre                          mio
 chiede                         tuo
              un trono nel          cor.
 t’alza                           mio
 
    E mi dice l’alma amante
 che, in veder il tuo sembiante,
630il dover
                  si fece amor.
 la pietà
 
 SCENA II
 
 SIGIBERTO, con seguito di goti e di frisoni, e i suddetti
 
 SIGIBERTO
 
    Fortune guerriere,
 Regnero vi aspetta.
 Ragione, vendetta
 vi affretta al suo piè.
 
635   Già in queste bandiere,
 con fiati innocenti,
 adorano i venti
 il nome di un re.
 
 Al tuo piede, signor, che ben ravviso
640nel ciglio il grado, ubbidienti e fide,
 e della Frisia e della Gozia hai l’armi.
 Legge a queste è dovere
 e stimolo di queste è Sigiberto.
 REGNERO
 Duce, il chiaro tue nome, il braccio invitto
645sono della mia sorte
 il sostegno migliore.
 Vieni al mio seno e ti risponda il core. (Lo abbraccia)
 SVANVITA
 Ben si dee quel bel posto al tuo valore.
 SIGIBERTO
 Ricevi in queste insegne
650la fé de’ tuoi. T’inchina
 con esse il campo intero; e generoso
 a’ torti di Regnero offre il riparo. (I goti abbassano le insegne a’ piedi di Regnero in atto di riconoscerlo per loro re)
 REGNERO
 Più dell’offerta il vostro amor mi è caro.
 SVANVITA
 Che più si tarda? Impaziente omai,
655chiede anche il campo il suo monarca. È d’uopo
 la presenza real, perché sia lieto,
 il pubblico desio, perché sia certa
 la fé dell’armi.
 REGNERO
                              A me, regina, e a’ miei
 questo piacer concedi.
 SVANVITA
660(Piacer ch’è pena mia). Va’ e tosto riedi.
 Seguitelo e qui meco
 poca parte rimanga. A te consegno,
 duce, l’amor de’ Goti (e la mia vita).
 REGNERO
 Non fia lungo l’indugio. Addio, Svanvita.
 
665   Lontan da’ tuoi bei rai
 il cor sospirerà.
 
    E dove tu sarai,
 l’acceso mio desir,
 su l’ali di un sospir,
670fedel ti seguirà.
 
 SCENA III
 
 ASMONDO e SVANVITA
 
 ASMONDO
 Svanvita, a te sen viene
 con Roderico Olao.
 SVANVITA
                                     Che mi si chiede?
 ASMONDO
 Quegli amor, questi pace. Ambi del regno
 il sicuro possesso.
 SVANVITA
675Amor? Son troppo offesa;
 pace? Ne vo’ vendetta;
 il regno? È di Regnero.
 ASMONDO
 Da’ sdegni tuoi le sue grandezze io spero.
 
 SCENA IV
 
 RODERICO, OLAO, con seguito di norvegi, e i suddetti
 
 OLAO
 Regina, onde tant’ire? Ov’è de’ patti
680la ferma legge? Armata vieni e sposa
 contro la Gozia? E questi son gli affetti?...
 SVANVITA
 E morte e guerra un che mi offende aspetti.
 RODERICO
 Guerra, sì, ma con l’armi
 ch’escono da que’ rai, morte ma quella
685che tua beltà...
 SVANVITA
                              Taci; Ildegonda è bella.
 OLAO
 Perdona ad una fiamma
 che divampò per breve tempo e lenta.
 SVANVITA
 E che il timor, non il dover ha spenta.
 RODERICO
 Comanda amor che al pentimento umile
690il perdono risponda.
 SVANVITA
 Troppo è cara Ildegonda.
 OLAO
 L’amò per bizzaria.
 SVANVITA
                                      Segua l’impegno.
 RODERICO
 Mancò l’ardor.
 SVANVITA
                              Ma dura in me lo sdegno.
 RODERICO
 Più infedel non son io.
 SVANVITA
695Il fosti. Un sol momento
 di questo errore è colpa grave; e grave
 ne fia la pena.
 OLAO
                             E tale appunto è quella
 delle minacce tue. Basti, o Svanvita.
 SVANVITA
 Non minaccia chi regna
700senza colpir chi lo disprezza. È vano
 cercar amori ed impetrar perdono.
 Sposa non più ma tua nimica io sono.
 ASMONDO
 (Già la mia fé vede Regnero in trono).
 OLAO
 Punisci a tuo talento
705le nostre colpe e per punirle vieni.
 SVANVITA
 Ch’io venga? Invan lo chiedi.
 OLAO
                                                       A me risparmia
 l’usar teco la forza
 per comprarmi l’onor di là servirti.
 SVANVITA
 (Stelle! Che far degg’io).
 OLAO
710Meco vieni alla reggia.
 SVANVITA
                                            Ove ho nimici?
 OLAO
 Eh vieni. Vieni a far due re felici.
 Al talamo ed al trono,
 vieni sposa felice e gran regnante.
 SVANVITA
 Qual talamo? Qual trono? E chi mi chiama?
 RODERICO
715La Gozia ed il suo re.
 SVANVITA
                                         (Che mai risolvo?
 Lasciar Regnero? No. Maggior contrasto
 far non si può. Di Sigiberto alfine
 mi assicura il valor, de’ miei la fede
 ma più il mio cor ch’è forte).
720Andiam. Ancor ti annunzio e guerra e morte. (Ad Olao e Roderico)
 
    A me tu chiedi amor?
 Aspetta. La vendetta
 presto risponderà.
 
    Dirà che un traditor
725accendermi non sa;
 e se in me sveglia ardor,
 di sdegno ardor sarà.
 
 SCENA V
 
 RODERICO, ASMONDO, poi REGNERO e SIGIBERTO con dani, goti e frisoni
 
 RODERICO
 Tanta bellezza e tanto sdegno?
 ASMONDO
                                                         Un’ira
 è valor quando è giusta.
 RODERICO
730Ma qual campion con Sigiberto?
 ASMONDO
                                                             (Cieli!
 Che dirò). Quegli, o sire,
 è il sommo duce, al cui gran braccio illustre
 fidò la Dania il regal pegno e l’armi.
 RODERICO
 Mel disse il cor, pria che il tuo labbro. In lui
735conobbi ’l mio rival.
 SIGIBERTO
                                       Cauto t’infingi.
 RODERICO
 In fresca età merto sì grande? Attendi.
 So che col tuo consiglio
 regge Svanvita il suo voler.
 REGNERO
                                                   (Che sento).
 ASMONDO
 Al mio re noto sei.
 REGNERO
                                    (lo son tradito).
 ASMONDO
740Ei sa che sopra i Dani
 tieni ’l posto primiero e che Svanvita
 guidasti a noi.
 REGNERO
                             (Respiro).
 RODERICO
 Qui la guidasti alle mie nozze?
 REGNERO
                                                          È vero.
 RODERICO
 Or sdegnata è la bella. Non più sposa
745ma nimica si giura. Amico, io bramo...
 REGNERO
 Taci, taci un tal nome. Roderico,
 se Svanvita oltraggiò, m’abbia nimico.
 Svanvita è offesa; e seco
 la Dania è provocata.
750Dal grado mio riceve
 gran parte dell’affronto e dello sdegno.
 Se la vergine eccelsa
 meco si regge, a una mortal vendetta
 stimolarla degg’io, pria che al perdono;
755e se la vuole, il primo a farla io sono.
 RODERICO
 Temerario valor!
 SIGIBERTO
                                  Giusto ardimento.
 RODERICO
 Duce, la tua Ildegonda
 non è più la mia fiamma. Essa riaccenda;
 e l’esser dono mio più t’innamori.
 SIGIBERTO
760Tardo è il pensier.
 RODERICO
                                    Tu pur minacci?
 SIGIBERTO
                                                                    All’armi
 vo’ sol doverla; e perch’io l’ami, è d’uopo
 ch’ella sia mia conquista e non tuo dono.
 RODERICO
 Tanto ti offendi? Or via. La Frisia armata
 tutta la Gozia innondi;
765e tu, suo duce, i torti tuoi palesa.
 SIGIBERTO
 La vendetta dirà qual fu l’offesa.
 RODERICO
 
    M’apre in seno, col dardo di un guardo,
 dolce amor così vaga una piaga
 che d’ogni altra si scorda il mio cor.
 
770   E mi accende facella sì bella
 che di quella, che fu mio contento,
 più non sento né bramo l’ardor.
 
 SCENA VI
 
 ASMONDO, REGNERO e SIGIBERTO
 
 ASMONDO
 Sigiberto, mio sire, è questo il tempo
 che a Svanvita si giovi.
 REGNERO
                                            Ov’è la bella?
 ASMONDO
775Con Olao nella reggia.
 Arti, preghi, lusinghe
 oppose a’ sdegni suoi. Anche la forza
 minacciò. Che potea con pochi armati
 la donzella real?
 SIGIBERTO
                                Signor, che pensi?
 REGNERO
780Seco m’abbia Svanvita
 e compagno e difesa.
 SIGIBERTO
                                         È tua sciagura
 questa virtù.
 ASMONDO
                           Deh qui trattienti.
 REGNERO
                                                               Invano
 si oppone il vostro amor. Non conosciuto,
 qual rischio temerò?
 SIGIBERTO
                                         Da Roderico
785tutto temer si dee.
 ASMONDO
                                     Saggio è il consiglio.
 REGNERO
 Il non seguirla è il mio maggior periglio.
 Chi è fedel a Svanvita (Verso i danesi)
 là meco venga. Della bella all’uopo
 ceda la vita mia, ceda il mio impero.
790Essa pria si difenda e poi Regnero.
 
 SCENA VII
 
 ASMONDO e SIGIBERTO
 
 ASMONDO
 Duce, parte Regnero; e il cor di Asmondo
 segue il suo piè.
 SIGIBERTO
                                Vanne; e compisci, o fido,
 il pietoso tuo inganno. Olao ti crede
 a sé fedel. Serbi al desio de’ Goti
795l’util menzogna il vero erede. Vanne.
 ASMONDO
 Il ciel vuol che si adopri,
 perch’ei dia leggi al regno,
 la fortezza da te, da me l’ingegno.
 
    Merta lode l’inganno e la frode
800che ha per guida la pietà.
 
    E talora col premio si onora
 una bella infedeltà.
 
 SCENA VIII
 
 SIGIBERTO
 
 SIGIBERTO
 Cieli, a voi del mio sen, della mia spada
 nota è la fé. La giusta causa io reggo,
805se Regnero proteggo;
 e s’io bramo Ildegonda, in essa il core
 cerca la sua beltà, men che il mio onore.
 
    Vola questo mio cor,
 guidato dal valor,
810a mieter palme.
 
    E se un dolce desir
 talor volge un sospir,
 l’amor serve all’onor
 nelle grand’alme.
 
 Logge illuminate di notte.
 
 SCENA IX
 
 ILDEGONDA
 
 ILDEGONDA
 
815  Mal t’intendi, alma mia,
 se brami il bel del trono
 e il ben del core.
 
    O l’uno o l’altro obblia
 o sarai senza regno
820e senz’amore.
 
 SCENA X
 
 OLAO, RODERICO e ILDEGONDA
 
 OLAO
 Principessa, chi regna
 scioglier non dee quell’alme
 che unir le stelle in simpatia di affetti.
 Sia tuo chi tuo sol ami.
825Olao vi applaude e Roderico il chiede.
 Si sacrifica tutto
 al tuo piacer quel generoso core.
 ILDEGONDA
 (Deggio regnar. Soffrilo in pace, amore).
 RODERICO
 (Che mai dirà).
 ILDEGONDA
                                Più illustre
830mi si rende lo sposo, or ch’è tuo dono.
 OLAO
 A sollecite brame
 l’indugio è pena.
 ILDEGONDA
                                  Al regal cenno umile
 serva Ildegonda.
 OLAO
                                 In si modesti sensi
 l’alta virtù del genio eccelso ammiro.
 RODERICO
835(Il perdermi non costa
 né meno all’incostante un sol sospiro).
 OLAO
 Al vicin campo omai col novo giorno
 volgi spedita il passo. Ivi di scorta
 ti saranno i miei fidi.
 ILDEGONDA
                                          A che?
 OLAO
                                                         Fra l’armi
840l’imeneo si festeggi. Il suon guerriero
 dia novi applausi alla beltade, al merto.
 ILDEGONDA
 E là sia sposa alfine...
 OLAO
 Sì, sposa sia Ildegonda a Sigiberto.
 
    La tromba e il timpano
845festeggi ’l giubilo
 di eroico amor.
 
    Le gioie placide
 non si sgomentino
 di aver per pronubo
850lo stesso orror.
 
 SCENA XI
 
 RODERICO e ILDEGONDA
 
 ILDEGONDA
 (Speranze ambiziose, omai tacete).
 RODERICO
 (Sia pena a quell’ingrata
 l’alta serenità del regal ciglio).
 Come palpita lieta
855l’alma in quel seno? Andrai contenta e sposa
 di Sigiberto al campo.
 ILDEGONDA
 Vi andrò; teco fra queste
 superbe soglie rimarrà Svanvita...
 RODERICO
 Beltà nata fra gli ostri è più gradita.
 ILDEGONDA
860Siasi. Maggior di ogni grandezza è il core
 del mio illustre consorte.
 RODERICO
 Gli manca...
 ILDEGONDA
                         E che?
 RODERICO
                                        Regal diadema.
 ILDEGONDA
                                                                       È sorte.
 RODERICO
 Sorte da te bramata.
 ILDEGONDA
 Tu anche amasti Ildegonda.
 RODERICO
865Spensi fiamma con fiamma.
 ILDEGONDA
                                                      Io rintuzzai
 con amor di virtù voti di orgoglio.
 Tuo non sarà più d’Ildegonda il seno.
 RODERICO
 Tuo non sarà più della Svezia il soglio.
 ILDEGONDA
 Nol bramo.
 RODERICO
                        Nol desio.
 ILDEGONDA
870Sigiberto...
 RODERICO
                        Svanvita...
 A DUE
                                              È l’amor mio.
 
 RODERICO
 Non sospirar.
 ILDEGONDA
                            Non lagrimar.
 A DUE
                                                        Addio.
 RODERICO
 
 Vaghe labbra non siate sì liete;
 già so che perdete
 con pena un impero
875che fu vostro amor.
 
    Ho pietà di quel riso mendace.
 Dolor che si tace
 diventa più fiero
 di ogni altro dolor.
 
 SCENA XII
 
 ILDEGONDA
 
 ILDEGONDA
880Perdona, Sigiberto,
 s’altri amai che te stesso;
 che dissi, amai? Quel vano affetto, ond’arsi,
 fu fantasma all’idea, non macchia al core,
 e spense la ragion ma non l’amore.
 
885   Se vola ad altro sen la rondinella,
 sospira poi fedel l’antico nido;
 
    e gemendo così la tortorella,
 dove pria lo lasciò, cerca il suo fido.
 
 SCENA XIII
 
 SVANVITA e REGNERO
 
 REGNERO
 A che temer?
 SVANVITA
                            Questa è la reggia, oh dio!
890dove han comando i tuoi nimici.
 REGNERO
                                                             E questa,
 dacché la premi, è il mio più caro albergo.
 SVANVITA
 Qui tutto può di Roderico un cenno.
 REGNERO
 Roderico è tuo amante.
 SVANVITA
 Siane, che pro? Le mie ripulse e gli odi
895faranno disperar la sua possanza;
 e solo il tuo periglio
 qui potria spaventar la mia costanza.
 REGNERO
 Qual periglio per me? Qui a tutti ignoto
 e nell’idea de’ miei nimici estinto,
900chi può tradirmi?
 SVANVITA
                                    Il può sugli occhi istessi
 del tuo rivale un mal guardingo amore,
 il tuo regio sembiante, il tuo gran core.
 REGNERO
 Ei giunge a noi.
 SVANVITA
                                Come a te noto?
 REGNERO
                                                                Il vidi
 colà nel campo ed ei mi crede il duce
905de’ dani tuoi.
 SVANVITA
                            Seconderò la frode.
 REGNERO
 Ei fia deluso e l’amor mio ne gode.
 
 SCENA XIV
 
 RODERICO, SVANVITA e REGNERO
 
 RODERICO
 Duce, vedrò giammai
 languir lo sdegno in que’ begli occhi? Ed opra
 fia de’ consigli tuoi quel dolce nodo
910che di più regni e di più cori è il voto?
 REGNERO
 Non mai...
 SVANVITA
                       Qui di Svanvita
 l’affar si tratta. Ella risponda e sola
 l’interprete ella sia de’ suoi voleri.
 Roderico, gli affetti
915non insinua il consiglio. Il cor li detta.
 Mal sa piacer chi tenta
 piacer con l’altrui labbro; e nell’amore
 vincer l’alma conviene e non sedurla.
 S’altri ti è necessario a far ch’io ti ami,
920o fiacco il merto in te conosci o credi
 in me facile il genio; e fai che sia
 l’amore o debolezza o bizzaria.
 RODERICO
 Per gradir al tuo cor ne addita i mezzi.
 SVANVITA
 Non cerco i mezzi, ove non amo il fine.
 RODERICO
925Tra noi, regina, è stabilito il nodo.
 REGNERO
 Politica l’unì, ragion lo scioglie.
 SVANVITA
 Né d’infido amator mai sarò moglie.
 RODERICO
 Svanvita, un re non soffre
 che di fé se gli manchi.
 SVANVITA
                                             Ei pria la serbi.
 RODERICO
930La mia stessa incostanza
 prova è di tua beltade e di mia fede.
 REGNERO
 A chi già fu infedel non ben si crede.
 RODERICO
 Ove parlano i re, taccia chi è servo.
 REGNERO
 Servo solo a Svanvita; e a te non lice
935quel zelo condannar ch’ella discolpa.
 RODERICO
 Quando è indiscreto, anche un gran zelo è colpa. (A Regnero)
 Regina, io so che alfine
 giusta sarai.
 SVANVITA
                          Giusta ancor sono.
 RODERICO
                                                              E tanto
 disprezzo a chi ti adora.
 SVANVITA
940Ragion rende il tuo esempio al mio disprezzo.
 RODERICO
 Dunque la renda anche al tuo amor.
 SVANVITA
                                                                   Del torto
 pria si scorda chi ’l fa che chi ’l riceve.
 REGNERO
 E un’offesa real non è mai lieve.
 RODERICO
 A un audace vassallo
945silenzio imponi. Il mio soffrir già è stanco.
 SVANVITA
 Col labbro del suo duce
 ti risponde Svanvita.
 RODERICO
                                         E Olao ti parla
 con quel di Roderico. Ei, re sovrano,
 vuole i nostri sponsali; e può, se vuole.
 SVANVITA
950Men fasto, o Roderico,
 dal suo voler nulla dipende il mio.
 E s’egli è re, sono regina anch’io.
 RODERICO
 A’ dani tuoi anche i miei goti aggiungo.
 SVANVITA
 M’offri un soglio non tuo. Quando Regnero
955meco il divida o a te lo ceda, allora
 godrò di esser reina
 e della Dania e della Gozia ancora.
 RODERICO
 Giace estinto Regnero e in te vaneggia...
 SVANVITA
 
    Io vaneggio e tu deliri,
960vano amante e cieco re.
 
    La corona a cui ti aggiri
 falsi lumi ha sol per te.
 
    Spargi al vento i tuoi sospiri,
 se sospiri ancor per me.
 
 SCENA XV
 
 RODERICO e REGNERO
 
 RODERICO
965Al suo sesso, al suo grado, all’amor mio
 dono i primi trasporti;
 ma si rammenti alfine
 ch’ella è fuor della Dania e ch’io qui regno.
 REGNERO
 Per minacce giammai gran cor non cede.
 RODERICO
970Gran cor spesso si ammira e si compiange.
 REGNERO
 Mai non manca a virtù scampo e difesa.
 RODERICO
 Nella gotica reggia
 chi difenderla può da un mio comando?
 REGNERO
 La ragion delle genti e questo brando.
 RODERICO
975Temerario, è cotesto
 il dovuto rispetto a Roderico?
 REGNERO
 A chi ’l perde a Svanvita, io più nol deggio
 RODERICO
 Tu mal conosci...
 REGNERO
                                 Il mio vantaggio è questo,
 che ignoto ancora a chi mi è noto io parlo.
 RODERICO
980Parlo al danico duce e trovo in esso...
 REGNERO
 Un ch’è re più di te...
 RODERICO
                                         Re?
 REGNERO
                                                   Di sé stesso.
 
    È più abbietta servitù
 il regnar senza virtù
 che il servir senza viltà.
 
985   Prima a sé, chi gli altri regge
 dia la legge. Il vero impero
 non fan gli ostri; il cor lo fa.
 
 SCENA XVI
 
 RODERICO
 
 RODERICO
 Non m’inganno. In costui
 veggio un rivale e forse
990un rival fortunato. Ei sol mi toglie
 gli affetti di Svanvita;
 e amor lui fa superbo e lei crudele.
 Meglio si osservi e al regal zio si esponga
 la gelosa ragion de’ miei sospetti.
995Sarà, vel giuro, affetti,
 vinto di vago sen l’odio ritroso
 e doma in fier rival la brama audace,
 la vendetta e l’amor, la vostra pace.
 
    Soffrir con gelosia
1000disprezzo e crudeltà
 non può quest’alma.
 
    La pena di un rival,
 l’amor di una beltà
 la torni in calma.
 
 Quartieri di soldati con piazza nel mezzo.
 
 SCENA XVII
 
 SIGIBERTO con goti
 
 SIGIBERTO
1005O del gotico regno
 ornamento e difesa, anime invitte!
 ch’oltre il Baltico mar meco portaste
 lo spavento e il trionfo, a voi già s’apre
 novo campo di gloria.
1010L’opra è degna di voi. Tal sia l’evento
 che attonita lo veda
 l’età presente e l’avvenir nol creda.
 Regnero è il vostro re, nome che basta
 valore e fede a risvegliarvi in petto.
1015Altri n’ha la corona.
 Giusto dover già vi richiama all’armi.
 Che più? Ne avrà la vita,
 se ancor si tarda. Andiam; per noi si serbi;
 regni per noi. Facile impresa e giusta.
1020La sospirano i Goti,
 la proteggono i Dani, il ciel vi applaude.
 Ma già l’ardir, che ne’ vostri occhi io leggo,
 più della fé che dell’invito è figlio.
 Andiam; ve ne assicuro
1025grand’opra, eterna fama e niun periglio.
 
 SCENA XVIII
 
 ILDEGONDA, con seguito di norvegi, e SIGIBERTO
 
 ILDEGONDA
 Prence, per breve indugio al pronto Marte
 tenero amor succeda.
 SIGIBERTO
 Che mi reca Ildegonda?
 ILDEGONDA
                                              I primi frutti
 delle conquiste tue, le prime prede,
1030d’Ildegonda gli affetti, il cor, la fede.
 SIGIBERTO
 Rifiuti di un rival?
 ILDEGONDA
                                     T’intendo. Ah, basti
 di una colpa innocente a me il rimorso.
 SIGIBERTO
 Innocente e infedel.
 ILDEGONDA
                                       Mi fe’ infedele
 un diadema, uno scettro;
1035ma serbommi innocente
 l’amor per Sigiberto.
 Que’ son fuori di me; questo in me vedi.
 SIGIBERTO
 Chi ’l richiamò? L’amante ingrato? Parla.
 Vuol perdonar chi le discolpe invita.
 ILDEGONDA
1040Mai non cercò l’uscita
 da questo petto amor; solo si ascose;
 e quante dalle labbra
 a forza discacciollo idea di regno,
 tante volte l’intesi
1045pianger dentro al mio cor, vicino a quella
 ch’ei vi stampò tua cara immago e bella.
 SIGIBERTO
 Ed or che fa?
 ILDEGONDA
                           Ei, del non certo errore,
 in queste luci, in questi,
 in questi, non già miei ma suoi sospiri,
1050se pentito lo vuoi, pentito il miri.
 SIGIBERTO
 Così per Roderico
 sovente ei sospirò. Dillo, Ildegonda.
 ILDEGONDA
 Sospirò per il re, non per l’amante.
 SIGIBERTO
 Egli ancor preme il soglio.
 ILDEGONDA
1055Più non porge il mio cor voti all’orgoglio.
 SIGIBERTO
 Orsù, bella, io perdono
 al regio sangue, al sesso
 le ambiziose idee;
 e quale a me ritorni, a te mi rendo.
 ILDEGONDA
1060Perché troppo è il piacer, non ben l’intendo.
 SIGIBERTO
 Ma, come qui?
 ILDEGONDA
                              Di Olao, di Roderico
 reco in me stessa a Sigiberto un dono
 che gli disarmi ’l braccio.
 SIGIBERTO
 Si sdegna l’onor mio
1065che per lor cenno io ti possegga. Vanne;
 ma vanne mia. Tale ti serba e tale
 ti trovi ’l mio valore. A me giungesti
 pegno di pace; riedi
 nunzia di giusta guerra a chi m’offese.
 ILDEGONDA
1070Al re de’ Goti?
 SIGIBERTO
                              Ei scese
 dal trono allor che a quello
 mosse Regnero il prime passo. Vive
 l’augusto germe. O fia
 tua vendetta, Ildegonda, o fia tua gloria,
1075donna, sì, ma fatale,
 porta il primo spavento a’ suoi nimici;
 annunzia il primo colpo al suo rivale.
 ILDEGONDA
 In vendetta e in amor m’avrai leale.
 
    Vo’ nel tuo core
1080viver regnando
 e il mio comando
 sarà ch’ei m’ami.
 
    Che tutto ardore
 per me si veda;
1085e sua mi creda
 e mio si chiami.
 
 SCENA XIX
 
 SIGIBERTO
 
 SIGIBERTO
 Movasi il campo e vinca.
 Giusto valor del suo trionfo è certo.
 Con voi vien la ragion, vien Sigiberto.
 
1090   I primi affetti
 del cor guerriero
 io volgo all’armi
 ed al furor.
 
    Ma l’alma mia
1095non è sì altera
 che poi non dia
 dolce un pensiero
 anche all’amor.
 
 Il fine dell’atto secondo